Romanzo incompiuto: Cinema cinema! - Alberto Buscaglia

Alberto Buscaglia
Alberto Buscaglia
Vai ai contenuti

Romanzo incompiuto: Cinema cinema!

Le attività > CINEMA e TV
CINEMA CINEMA!
Frammenti da un romanzo giovanile incompiuto
Dal Capitolo II - La lanterna magica

“[...] il cinema fu il primo vero amore per i gemelli, la grande passione coltivata fin dalla loro infanzia, da quando il padre, appassionato studioso di teatro, di musica e dell’ancora giovane arte cinematografica, la domenica mattina conduceva con sé i gemelli in un cinema di via Paolo Sarpi, dove la neonata Cineteca Italiana proiettava i suoi preziosi tesori di celluloide, e dove, attentissimi, i gemelli assistevano alle traballanti proiezioni delle pellicole in bianco e nero dei film muti di Chaplin, di Buster Keaton, di Max Sennett e dei suoi demenziali poliziotti; o quelle dei mitici western anni trenta e quaranta con Gene Autry, George O’Brien, John Wayne (...) Poi giunse il tempo della loro "lanterna magica"! Tra i regali di un Natale indimenticabile spuntò, inaspettato, un proiettore cinematografico a manovella costruito in robusta lamiera martellata e verniciata di blu, dalla quale spuntavano due supporti per le metalliche bobine che accoglievano pellicola da trentacinque millimetri! Quella mattina di Natale, nel soggiorno oscurato, su un lenzuolo bianco appeso al muro i gemelli videro scorrere i muti frammenti di un film western, nel quale un giovane Randolph Scott (o era il mitico Tom Mix?) con in testa un enorme cappello bianco saltava da un treno in corsa sul suo fedele bianco destriero, mentre una banda di "cattivi" pistoleri coperti da vistosi sombreri disponeva barilotti di dinamite lungo la massicciata ferroviaria per far saltare le rotaie. (...)
(...) I gemelli non scoprirono mai dove papà procurava quei preziosi, mitici spezzoni di film. Forse se li faceva regalare da qualche proiezionista dopo averli ripescati dal cesto degli scarti, tra pellicole malridotte; o forse provenivano dai favolosi magazzini di qualche distributore con cui papà aveva contatti per il suo magico lavoro tra i libri. Di sicuro c'era la loro attesa e la felicità quando, dopo cena, un nuovo frammento di film veniva caricato nel proiettore, seguito dal rumore meccanico e ritmico della manovella azionata dalla mano esperta di papà, e poi quel polveroso fascio di luce che dalla lente del proiettore si apriva magicamente nel buio a formare l'immagine sulla bianca tela, insieme all'odore acuto e inebriante di celluloide che emanava da quelle pellicole... Quelle sensazioni furono, per i gemelli, il primo esaltante contatto fisico con il cinema (...) Già tra i nove e dieci anni, tra un compito e l’altro, i gemelli, nascostamente, scarabocchiavano i loro primi soggetti e le prime sceneggiature, impiegando anche la tecnica del “fumetto” e anticipando così, del tutto involontariamente, la futura pratica dello “storyboard”: ingenue imitazioni dei film che vedevano e amavano, ma anche storie originali, ispirate ai racconti che gli zii più giovani, scampati alla guerra e alla prigionia, raccontavano ai curiosi nipoti, mai stanchi di ascoltare. (...)


Dal Capitolo III - Rocco a casa nostra!

Il tram numero 12 proveniente dal piazzale del Cimitero Monumentale e dalla via Cenisio rallentava sferragliando sullo scambio di piazza Diocleziano dove le rotaie si dividevano in due linee distinte: una che proseguiva diritta per la tratta riservata al numero 14 (il “tramvai dei cimiteri”, lo chiamavano affettuosamente i milanesi perché, dopo la sosta per quello Monumentale, proseguendo per piazza Firenze e poi lungo il viale Certosa andava diritto al capolinea del Cimitero di Musocco). Mentre l’altra, quella della linea numero 12, che, deviando sulla destra, imboccava il lungo rettilineo della via Mac Mahon che, dopo aver incrociato il viale Monte Ceneri a sinistra e il Ponte della Ghisolfa a destra, raggiungeva infine il capolinea di piazza Castelli (…) Ancora due brevissime soste e i gemelli, che tornavano da scuola, sarebbero giunti alla loro fermata, all’incrocio tra la via Mac Mahon con via Caracciolo. Ma appena superata piazza Diocleziano, immancabilmente, sulla curva dei binari che immettevano in via Mac Mahon, l’asta mobile del trolley si sganciava dal cavo aereo, seminando nell’aria schioppettanti scintille azzurrine e ondeggiando sinistramente da una parte all’altra sul tetto della carrozza, tra le esclamazioni rassegnate e divertite dei viaggiatori. Il tram si fermò con leggeri sussulti, tra le timide proteste degli utenti più frettolosi. Dal suo pulpito in fondo alla vettura il bigliettaio aprì la porta a libro posteriore e scese imprecando dalla vettura per riposizionare il trolley sul cavo della linea elettrica. Fu in quel preciso momento che uno dei gemelli si precipitò verso la portiera spalancata, richiamando l’attenzione del fratello sul passaggio di un convoglio di camion che andavano proprio in direzione della via Mac Mahon. Sui fianchi degli autocarri, a caratteri cubitali, troneggiava la scritta TITANUS FILM ROMA...

I gemelli sapevano che proprio in quelle settimane una troupe cinematografica guidata da Luchino Visconti, uno dei loro registi più ammirati, stava “girando” a Milano il suo nuovo film, una sorta di seguito di La terra trema, come riportavano i giornali, un film che i gemelli amavano particolarmente e che, pochi mesi prima, avevano proiettato nella loro scuola nel corso di una piccola rassegna cinematografica da loro curata, dal roboante titolo “Capolavori del neorealismo” (…) Quando il tram si fermò all’incrocio tra via Mac Mahon e via Caracciolo i gemelli scesero di corsa dalla vettura, e videro, allineati lungo il marciapiedi della Mac Mahon, alcuni dei camion della Titanus Film: sembrava stessero aspettando loro due. Numerosi macchinisti dall’accento romano scaricavano le attrezzature, mentre altri erano addetti ai cavi e ai grandi proiettori a incandescenza per esterni. Un grande e rumoroso gruppo elettrogeno era stato parcheggiato in via Caracciolo insieme ad altri automezzi. Seguendo la linea dei cavi, tra il vociare degli operai e dei tecnici, i gemelli raggiunsero la loro casa al civico 42: nell’ampio atrio, come per un segno del destino, innalzata su un carrello mobile troneggiava una sontuosa Mitchell, la Signora delle macchine da presa del tempo, quella richiesta dai grandi registi e dai grandi direttori della fotografia. Nell’atrio ferveva un grande movimento: in attesa del regista e degli attori, il riconoscibilissimo direttore della fotografia Giuseppe Rotunno impartiva ordini agli elettricisti per la posizione dei proiettori delle luci, mentre un attrezzista posizionava sulla grande porta a vetri che immetteva nel cortile un cartello con la scritta PALESTRA e una freccia a indicarne la direzione. Ripresisi dallo stupore, i gemelli seppero da un tecnico appollaiato sulla prima rampa delle scale accanto a un proiettore, che Visconti e gli attori sarebbero arrivati nel primo pomeriggio, dopo la sosta della troupe per il pranzo a base di “cestini”, che ovviamente avrebbero consumato sul posto. I gemelli corsero su per le scale fino al terzo piano. Non c’era da perdere tempo! Anche loro, quel giorno, avrebbero consumato velocemente il loro “cestino”, magari anch'essi appollaiati sui gradini in eccitata attesa dell’ingresso del Grande Regista…

Alberto Buscaglia
alberto.buscaglia@gmail.com
Torna ai contenuti