Fotografia & Fotoartgrafia
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FOTOGRAFIA & FOTOARTGRAFIA: TESTIMONIANZA E RICERCA
Dopo la fondamentale esperienza come fotografi di scena al Piccolo Teatro di Milano, dove io e mio fratello Gianni abbiamo davvero appreso a fotografare e a stampare i nostri negativi, l’altro momento di grande rilievo nel campo della fotografia è stato per noi il lavoro svolto a contatto con alcuni artisti, che ci ha consentito di avvicinarci alle ricerche visuali degli anni Sessanta e Settanta, forse gli anni più ricchi e irripetibili di esperienze e di grande vitalità per i linguaggi delle arti figurative. Una ricerca che partiva dalla superficie pittorica per andare oltre quella dimensione, per trasferirsi nello spazio metapittorico e concettuale, dove entravano in gioco le idee e il corpo stesso dell’artista, coinvolgendo altri linguaggi, tecnologie e mezzi diversi di comunicazione.
La fotografia diventava così testimone e insieme protagonista di quegli eventi, come nei nostri lavori multimediali realizzati con Jorge Eielson, con Turi Simeti e altri artisti; o, ancora, da fotografi a “soggetti” fotografati nella ricerca di Aldo Tagliaferro (vedi foto 8 e 12 qui sotto). Lavori ed elaborazioni nati quasi sempre come testimonianza o partecipazione a un evento artistico e alla fine diventate vere e proprie opere autonome di riflessione sul linguaggio della fotografia.
I linguaggi della fotografia
Parallela a questa ricerca, nata negli studi dei pittori e tra i padiglioni di alcune memorabili edizioni della Biennale d’Arte di Venezia degli anni Settanta, c’era poi quella che portavamo avanti secondo progetti comuni o anche individualmente, come una sorta di intima riflessione sulla fotografia, la sua evoluzione e specificità semantica. Non a caso, nei primi anni Settanta la nostra curiosità e attenzione si era rivolta ad alcuni grandi fotografi del passato, soprattutto ai maestri dei primi decenni del Novecento, solitari sperimentatori di una nuova arte e di un nuovo linguaggio; tra tutti Eugène Atget e August Sander, interpreti moderni e rigorosi di una nuova, e ormai classica, oggettività. Le nostre mostre di quegli anni (Reperti, 1973, e la fotoinstallazione Volo di aliante blu, 1974) risentivano di quelle suggestioni e di quella grande lezione.
Un rigore stilistico che cercavamo di portare anche nell'ambito dell'attività fotografica legata all'immagine pubblicitaria, industriale e cartellonistica o destinata a pubblicazioni settoriali. Ci premeva, anche in questi ambiti commerciali, che gli oggetti e i soggetti che fotografavamo avessero un'originale stile cromatico e compositivo, che potessero colpire soprattutto per il loro impatto formale.
Nell'immagine a fianco: Biglietto da visita dello studio fotografico
Sotto: Alberto Buscaglia, Natura morta con fiori, luce e tempo
Sotto: Alberto Buscaglia, Natura morta con fiori, luce e tempo