Cinema cinema!
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Cinema cinema!
Fare cinema è prima di tutto una passione, un amore che nasce durante l’infanzia, se stimolato nell'ambito famigliare insieme alla passione per la lettura. Per me e mio fratello Gianni il cinema, come rappresentazione, fu, anche grazie alla passione per il cinema di nostro padre, uno dei nostri primi giochi durante adolescenziali; poi, durante la giovinezza, fu ludico apprendimento del suo specifico linguaggio in eccitante attesa di approdare a una concreta attività professionale e artistica. Ma prima di giungere a questa ancora imprevedibile fase della vita, c’era ancora tutto il tempo per fare il cinema e addentrasi nel suo linguaggio e nella sua affascinante tecnica. Oggi è tutto più semplice: il cinema lo si può organizzare con un buon cellulare, riprese e post produzione comprese. Negli anni Sessanta, quando da studenti con alcuni volonterosi amici e compagni si tentava di girare quello che oggi chiamiamo un “corto”, dovevi avere, o farti prestare, una cinepresa super 8 o 16 mm, procurarti pellicola invertibile e possedere una moviola. Quindi occorreva un non indifferente investimento in denaro… Ed era per tali complicazioni che questi film da “cineamatori” sovente non venivano mai completati…
Ma nel 1962 la prima importante svolta: dopo un incontro con Ermanno Olmi e un test fotografico tra i treni e la stazione delle Ferrovie Nord, fui assunto come assistente operatore per alcune imminenti produzioni documentarie e cinematografiche della Edison Film e della nascente società di produzione "22 Dicembre".
Prima di approdare alle esperienze professionali, con alcuni amici del Centro Studi Cinematografici, tra i quali Italo Quillico, Giorgio Cortese e Carlo Fioroni collaboratori per la sceneggiatura, e i compagni di scuola Renato Ribet e Gianni Gandola per la fotografia, nel 1960 organizzammo le riprese di Domenica in città, film-documentario, da girarsi in pellicola invertibile 8 mm, sulla vita della Milano periferica nel corso di una domenica qualunque. Nella foto una ripresa sul Ponte della Ghisolfa.
Sopralluoghi fotografici
Le immagini di Piombino e dell’Isola d’Elba che si possono vedere qui sotto furono state scattate nel 1961, quando io e Gianni frequentavamo la scuola di fotografia. Usavamo una storica macchina a soffietto di nostro padre, una Voigtländer a obbiettivo fisso, con pellicola formato 6x9. Con quella vecchia macchina fotografavamo un po’ di tutto, soprattutto paesaggi urbani e tutto ciò che potesse essere in rapporto con storie cinematografiche. Queste fotografie, scattate durante una vacanza estiva all’Elba, quando l’Isola non era ancora meta dal successivo turismo intensivo, furono per noi una sorta di sopralluogo per un vago progetto di film, del quale però avevamo già un titolo: Viaggio di nozze, la storia di una crisi sentimentale, o, meglio, della incomunicabilità dei sentimenti nel tempo di un mondo che si avviava a disumanizzarsi nei riti del consumismo. A ispirarci, in quegli anni, erano naturalmente le suggestioni del grande cinema di Michelangelo Antonioni di quegli anni, L’avventura, La notte… film impreziositi dalla magnifica fotografia in bianco e nero di Aldo Scavarda e di Gianni di Venanzo, così aderente alle tematiche di quei film straordinari.
Una "domenica in città" in super 8
Il cortometraggio Domenica in città doveva seguire le vicende di alcuni anonimi personaggi nel loro festivo vagabondare senza una meta, nel vago tentativo di allacciare un rapporto umano durante il trascorrere di una domenica qualsiasi: epifaniche presenze umane nella Milano degli anni Sessanta in profonda trasformazione urbana e sociale. Era la città raccontata da Visconti in Rocco e i suoi fratelli (1960), un film che ha profondamente influenzato la nostra generazione. Non per nulla, una delle vicende immaginate, e che in parte girammo, era ambientata proprio sul Ponte della Ghisolfa, lo scenario di una delle sequenze più drammatiche del grande film viscontiano. Domenica in città non fu mai finito, così come un successivo progetto in formato 16 millimetri dedicato a un episodio della guerra partigiana nella Milano del 1943. Comunque, a superare questa entusiasmante e necessaria fase "sperimentale", nel 1962 furono i primi contratti professionali con il cinema vero e le produzioni di Ermanno Olmi... su un episodio della guerra partigiana a Milano.
Docucinema e TV
...e cinema e sceneggiature
La collaborazione alla stesura di sceneggiature che poi saranno liberamente utilizzate da produzioni incontrollabili, si presta a rischi e forti delusioni da mettere preventivamente in conto.
Della mia partecipazione alla sceneggiatura del film Un amore di donna, poi diretto nel 1988 da Nelo Risi, mi piace ricordare il lungo periodo di lavoro svolto insieme a mio fratello Gianni e ad Antonio Porta, vulcanico poeta e amico fraterno prematuramente scomparso, con il quale, a partire da quell'incontro, poi ci legò una consuetudine di lavoro in teatro, alla radio, e, per quanto mi riguarda, anche in escursioni pubblicitarie. L’esito di Un amore di donna, prodotto dalla Film Leading di Franco Levati con RAI Uno e la tedesca Taurus Film, e interpretato da due eccellenti attori come Bruno Ganz e Laura Morante, fu amaramente deludente. Ricordo che a film concluso fummo invitati alla proiezione privata organizzata per i collaboratori dal produttore. Mentre la proiezione stava per terminare e sullo schermo iniziavano a sfilare i titoli di coda accompagnati dalla banalissima musica di Albert Morrison, con un cenno di intesa e protetti dal buio della saletta con Antonio Porta ci eclissammo silenziosamente. Ci ritrovammo così a passeggiare lungo il milanesissimo Corso Sempione, deserto a quell’ora e battuto da uno dei venti più gelidi del Novecento, imprecando e lamentando il massacro operato dal produttore sulla nostra sceneggiatura, probabilmente assecondato da un rassegnato regista.