Gl'innamorati
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GL'INNAMORATI
di Carlo Goldoni
drammaturgia e regia di
Alberto e Gianni Buscaglia
scena di Carlo Paganelli
costumi di Daniela Zerbinati
musiche di Giovanna Busatta
luci Sandro Carminati
assistente alla regia Rosanna Celestino
con:
Eugenia Elda Olivieri
Fulgenzio Natale Ciravolo
Fabrizio Riccardo Mantani Renzi
Succianespole Riccardo Pradella
Flamminia Adriana De Guilmi
Ridolfo Franco Sangermano
Roberto Marcello Manganelli
Lisetta Anna Bonel
Tognino Vincenzo Preziosa
Compagnia Stabile Teatro Filodrammatici
Milano, 1984
Gl’innamorati si svolge all’interno di un universo sconvolto, frantumato, dominato dall’angoscia dell’irrazionale, del non dominabile. La casa borghese, luogo armonico dell’ordine esistenziale quotidiano e storico, cela lungo invisibili corridoi, dietro porte immaginarie, l’oscuro disagio delle cose rappresentabili (...) Ogni personaggio porta in scena un proprio "altro", che rappresenta con fastidio, suo malgrado: Eugenia traveste con il fantasma della gelosia il suo vero problema, la propria insicurezza economica; (...) Fulgenzio, nonostante la sicurezza economica e la caparbia volontà di dominare gli eventi con raziocinio, è costretto a cedere anch’egli ad un altro se stesso malato e nevrotico; (...) Clorinda, personaggio più evocato che rappresentato, è un fantasma che si aggira per la commedia, oscuro, onnipotente ma impalpabile oggetto della nevrotica gelosia di Eugenia."
(dalle Note di regia del programma di sala)
La critica
"(...) I fratelli Buscaglia hanno riletto, per cominciare, la critica più illuminante (e citano Mario Baratto e Ludovico Zorzi) e hanno poi trasformato Clorinda, la cognata che scatena la gelosia di Eugenia, nipote terribile del vecchio Fabrizio, in un "oscuro oggetto del desiderio", secondo la lezione di Buñuel e non l'hanno portata fisicamente sulla scena, ma tenuta come "buco nero" sullo sfondo, dove s'indovina la vita già alienata di una città, Milano, non troppo astratta e ormai in crisi reale. Ecco la gelosia come cartina di tornasole di un mondo che diventa sempre più preda facile dei mostri che partorisce ("debiti più che autentica ricchezza"). (...) I fratelli Buscaglia di conseguenza hanno rigorosamente regolato i movimenti e le posizioni degli ottimi attori sulla scena seguendo le leggi linguistiche dell'autore, senza nulla concedere al "colore". Con in più una citazione preziosa, il vecchio servo Succianespole riflesso nello specchio del Giardino dei ciliegi. Nessuna prevaricazione, dunque, ma una lettura autenticamente contemporanea".
Antonio Porta, Gl'innamorati di Carlo Goldoni, alfabeta, febbraio 1985, n° 69
"(...) La chiave prevalente appare quella della "malattia", della deviazione patologica in senso molieriano. Ma al di là di questa impostazione i due registi hanno il merito di cogliere, sotto la scorza settecentesca della commedia, l'estrema modernità di una costruzione drammaturgica che lascia intuire molti nodi del teatro successivo, da una crudeltà di coppia quasi "strindberghiana" ai percorsi verbali impazziti di Ionesco al nucleo di un possibile vaudeville ottocentesco a una vena di farsa "nera" (...) L'operazione è comunque condotta a termine con lucidità e rigore, a riprova che oggi certe piccole realtà teatrali senza nomi altisonanti in cartellone hanno ancora la capacità di trovare un'originalità di linguaggio che tanti protagonisti del mercato sembrano aver perduto...
Renato Palazzi, Innamorati un po' gelosi un po' malati, Corriere della sera, 19 gennaio 1985