Dene Ritter e Voss - Alberto Buscaglia

Alberto Buscaglia
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Le attività > Il Teatro
Ritter, Dene, Voss
Quanto abbiamo sofferto sotto questi orribili quadri

di Thomas Bernhard

traduzione di Eugenio Bernardi

regia di Alberto e Gianni Buscaglia

con
Voss    Antonio Ballerio  
Ritter   Silli Togni  
Dene   Loredana Alfieri  

scena e costumi di Francesca Piotti

luci Davide Onesti
assistente alla regia Tatiana Winteler
realizzazione scena Massimo Barili

Compagnia Labyrinthos Lugano, Teatro di Chiasso, 2005
Nuovostudiofoce, Lugano, 2006


"Capitolo finale di una ipotetica quanto non premeditata trilogia registica (che comprende Regina Madre di Santanelli e Chi ha paura di Virginia Woolf? di Albee),  Ritter, Dene, Voss esprime una radicale domanda di senso, dove verità e menzogna, realtà e finzione, mito e ordinaria quotidianità, risultano inestricabilmente intrecciati, composite forme di un'unica ossessione (...)
Nulla di più rituale e anche di 'tradizionale' di una sala da pranzo e di una tavola festosamente apparecchiata per celebrare un ritorno: di un figlio (in
Regina Madre), di un fratello (Ritter, Dene, Voss), o per rinnovare la nostalgia e il rimorso di un figlio forse mai nato (Chi ha paura di Virginia Woolf?)...
Con Bernhard siamo indotti a riflettere sulla oggettiva difficoltà di comunicare... Così scrive l'autore: "Parlo il linguaggio che soltanto io comprendo e nessun altro, così come ognuno comprende soltanto il proprio linguaggio (...). Perciò ognuno, chiunque egli sia e qualunque cosa faccia, è sempre ricacciato in sé stesso, ognuno è sempre un incubo abbandonato in sé stesso."

(Note di regia, dal programma di sala)
La critica
“…Nell’allestimento non facile di Bernhard visto a Chiasso, coraggioso e perciò meritevole, la regia punta tutto sulle dinamiche claustrofobiche del gruppo di famiglia, lasciando in ombra l’aspetto socio-politico, pur ben presente in alcune battute del testo, ed evidenziando solo in parte l’aspetto comunicazione/rappresentazione (il fratello è filosofo, in libera uscita temporanea dal manicomio, le due donne sono attrici a tempo perso in quanto legate alla proprietà del teatro in cui recitano). Davanti a tanta carne al fuoco proposta dall’autore, la scelta di coglierne solo una parte, ma sviluppandola con intelligenza, convince. La descrizione dei tre caratteri è puntuale. La sorella maggiore, angelo del focolare, si contrappone alla minore e al fratello, entrambi più insofferenti, forse più consapevoli della prigione domestica. E alle pareti incombono gli orribili quadri, fantasmi della tradizione di famiglia. Scena fissa, ma tra il primo e il secondo atto la scenografia viene specularmene cambiata di posto (…) La resa degli interpreti è fondamentale. Accanto ad uno scatenato Antonio Ballerio, che andando in crescendo preme sul pedale del grottesco, sorprende Silli Togni. La conoscevamo come brava attrice ma qui, più che la recitazione è particolarmente espressivo ed efficace il suo modo di muoversi e di gestire. E’ infatti lei, rispetto alla sorella maggiore “chioccia” di Loredana Alfieri, la minore che sa opporsi alla capricciosa prevaricazione del maschio. Con i suoi silenzi, la sua apparente imperturbabilità, il muto rifiuto di soccombere (…).
Marisa Marzelli, Corriere del Ticino, 25 gennaio 2005

“…Per il suo decennale, la compagnia luganese “Labyrinthos” di Antonio Ballerio e Silli Togni (già “Lugano Teatro”) ha deciso di allestire Ritter, Dene, Voss coproducendolo con il Teatro di Chiasso: un’operazione intellettualmente valida nonostante la sfida proposta ai fruitori nel seguire per circa tre ore uno dei testi più complessi di Bernhard (…) [nel quale] forse per soddisfare la loro verve recitativa inscenano un dramma privato ai danni del fratello in cui si scatenano tutte le nevrosi in una perversa altalena di significati più profondi, con l’obbiettivo di alterare l’ordine di tutte le cose. Ed è proprio il caso di dirlo: “Quanto abbiamo sofferto sotto questi orribili quadri”… sono infatti i ritratti dei componenti della famiglia appesi alle pareti: compongono un’inquietante galleria di personaggi che incombono sui tre avvelenando spazio e tempo senza soluzione di continuità. Faticosa e convincente prova di Antonio Ballerio ottimamente coadiuvato da un’ispirata Silli Togni e da una misurata Loredana Alfieri, un affiato trio diretto con grande equilibrio da Alberto e Gianni Buscaglia.
Giorgio Thoeni, Nel ‘Labirinthos’ teatrale di Bernhard, Azione, 26 gennaio 2005
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